Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

giovedì 18 agosto 2016

#Dolomiti #solobellezza

Oggi il Pelmo ha messo il broncio: sono abituata a salutarlo quando fa capolino all'improvviso, poco prima di arrivare a Pieve di Cadore, ma oggi era coperto di nuvole. Forse era consapevole che oggi il mio obiettivo non erano le rocce dei Monti Pallidi, ma fare una scorpacciata di fiori, bearmi della bellezza dei balconi, dei giardini, dei terrazzi di montagna, riempire gli occhi di quelle esplosioni di colori, di architetture semplici ma uniche.
Pieve di Cadore è la mia infanzia felice, la strada a volte tortuosa che attraversa il Cadore ai piedi dell'Antelao attraversa paesi immersi nel verde, scintillanti alla luce del sole.
Ancora una curva e l'Antelao, troppo signore per badare alle mie paturnie, si mostra in tutta la sua maestosa grandezza, coi prati che scendono sotto di lui e invitano a salire, con il Sorapis sempre accanto al re del Cadore (Pelmo non arrabbiarti, ti voglio bene).
Milioni di esseri umani, siano passati di qui una o mille volte, non possono rimanere insensibili davanti a tanta bellezza.

San Vito comincia a mostrare gli alberghi, le case, i vialetti fioriti, anche il cielo ha il colore giusto, da qui in poi gli occhi si riempiranno dei rossi dei geranei, dei viola, dei bianchi, dei lilla delle surfinie, del bianco e del giallo di dalie e altri cento fiori.
Prima di San Candido, nei pressi del lago di Landro, le Tre Cime si mostrano in tutto il loro fulgore, austere e bellissime.
Gioia pura, Dobbiaco merita una sosta. Nel centro totalmente chiuso al traffico delle auto ogni piccolo particolare è curato, ovunque ci sia
un angolo da riempire esso è ricamato coi fiori. La bella chiesa barocca, col suo verde chiaro, pare eterea, leggera. Splendida, come la fontana che scroscia attorniata dalle belle panchine di legno. Tutto invita a fermarsi, a riposare, a riempirsi lo spirito di tranquillità.









L'obiettivo è San Candido, un gioiello, tanto bella da lasciare sempre senza parole. Qui, oltre alla bellezza dei monti che la circondano, oltre ai fiori e alla bellezza del cimitero, colorato come un luogo di festa, adornato da croci in ferro battuto una diversa dall'altra, parla la storia.
Millenaria la sua collegiata, con i suoi muri grossi che parlano di mille vicende, gioiose e dolorose, con gli archi e le volte, gli altari e
l'abside la cripta e un organo da cui sgorgano note che invitano a pensare in silenzio.










Caro Pelmo, sei fortunato: troneggi, insieme ad altri, in uno dei territori più belli del mondo. Noi siamo fortunati: in poco tempo possiamo raggiungere le Dolomiti e riempirci il cuore di ciò che sanno darci. Non arrabbiarti però: la prossima volta fatti vedere: il Caregon del Padreterno vale il viaggio.


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