Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

domenica 7 agosto 2016

#Conegliano offesa

Quello in fotografia non è un bosco del Cadore nei pressi di una segheria, ma parte di quanto rimane del giardino di fronte all'Ospedale civile di Conegliano.
Ciò che si è abbattuto sulla città nella mattina di venerdì 5 agosto, fra l'altro in pieno svolgimento del mercato settimanale, è qualcosa di incommensurabile, fino ad ora, nella memoria di chi vive e conosce questi luoghi. Fino ad ora le colline ci hanno sempre protetti, limitando i danni agli allagamenti di diverse case, soprattutto in periferia: cosa che, ovviamente, ha sempre sconvolto la vita di quanti si sono ritrovati in quelle condizioni.
Non moltissimi mesi fa era franato un pezzo di collina nella frazione di Collalbrigo, tanto che anche oggi sul luogo si transita a senso alternato.
Venerdì la cosa è stata diversa, i danni tremendi, la paura davvero tanta: Conegliano si è ritrovata sbigottita, consapevole che l'unica fortuna è consistita nel fatto che i danni alle persone sono stati relativi.
Lo sappiamo tutti: poteva andare peggio, molto peggio.
La tempestività dell'intervento delle autorità, dei volontari e dei cittadini ha permesso che entro poche ore fosse riattivata la circolazione e messi in sicurezza i siti più pericolosi, nei prossimi giorni avremo con precisione il conto dei danni materiali.
Ciò non toglie che gli amministratori debbano svolgere qualche riflessione in più, magari sgombrando il campo da improvvisate competenze in materia botanica, da giravolte politiche buone solo per Facebook, da pronunciamenti da osteria, da nauseabondi sciacallaggi contro i poveri.
Fa sicuramente piacere che il Presidente del Veneto, visto anche che conosce molto bene il nostro territorio, si sia assunto un impegno nei nostri confronti, a noi spetterà il compito di vigilare affinché alle parole seguano i fatti.
Fa doppiamente piacere che, sulla stampa di oggi, dopo che Luca Zaia ha chiesto un censimento sullo stato dei grandi alberi di Conegliano, l'Amministrazione abbia detto che sì, è una cosa da fare e che farà. Anche in questo caso sarà compito nostro vigilare.
Non ci si venga però a raccontare che prima del Presidente della Regione questo problema era sconosciuto e soprattutto non si cerchi di dire che "è tutta colpa degli alberi". Gli alberi sono una meravigliosa caratteristica di Conegliano, stanno lì e generalmente non cadono a caso, ma quando sono marci, sono malati quasi sempre per colpa della nostra insipienza nel trattarli.
Non è per dire "l'avevamo detto", ma è vero che anche lo scorso autunno qualcuno aveva sollevato la questione, evidenziando i problemi relativi alla salute di alcuni alberi nella zona di Viale Spellanzon, di Via Cadorna, all'interno della scuola materna di Via Matteotti. Oggi, purtroppo, molti di questi alberi sono crollati e chiunque abbia visto le foto ha capito che si trattava di esemplari malati e pericolosi. Non osiamo immaginare cosa sarebbe accaduto se in quel momento qualche bambino o qualche maestra fosse stato nel cortile della scuola materna di Via Matteotti: per fortuna siamo in agosto.
Qui non si tratta della querelle su pini marittimi sì o no in Via Pittoni o Viale Gorizia, ma dello stato di salute dei nostri amici verdi, di verificarlo e di attuare, da ora in poi, azioni volte a preservarli, per mantenere la bellezza della città ed evitare altri drammi.
Qualche mese fa, durante il Consiglio Comunale (e i verbali sono pubblici per chiunque abbia voglia di andarseli a leggere), chi chiedeva un censimento, la verifica dello stato in cui versavano le piante cittadine ricevette un trattamento a dire poco offensivo.
Il problema non sono gli insulti, le offese, le prese in giro a me o a quanti sollevano i problemi: l'offesa più grande l'ha ricevuta Conegliano.
Siamo davvero felici che il Presidente Zaia sia d'accordo con noi, ma sottolineiamo, per dovere di cronaca, che ad amministrare Conegliano sono sempre gli stessi da decenni, che la stessa Lega è stata in maggioranza e adesso che formalmente non c'è vota sempre e comunque con chi governa la città.
Ora, forse, qualcuno comincerà a pensare che occuparsi di alberi e di ambiente non è solo operazione romantica, ma servizio pubblico essenziale.

1 commento:

  1. Sacrosante parole. A cui vorrei aggiungere che entro l'estate del 2014 (se non ricordo male) i comuni per legge avrebbero dovuto censire gli alberi monumentali, cosa che nella maggior parte dei casi non è stata fatta (credo neppure a Conegliano); poteva anzi quella essere l'occasione per un giro di vite in materia di alberi tout court e invece, come sempre, essi sono materia buona solo quando cadono a pezzi.

    Aggiungo poi che detesto quelle frasi fatte sul "rispetto della natura", perché la natura - se intesa nell'accezione più comune - non è affatto qualcosa di bonario e meritevole di rispetto, bensì qualcosa che andrebbe di continuo dileggiato per vendicarci dei torti, spesso mortali, che ci fa, in quanto specie umana. L'errore sta però nel considerare l'albero come natura e non come filiazione di questa forza vitale altrimenti inesprimibile e di fatto crudele; l'albero è un individuo come lo è uomo o un cane, e per questo nelle aree civilizzate del mondo - dove ahinoi siamo costretti a dotarci di regole - l'albero deve avere doveri ma soprattutto diritti. E non colpevole dei mali che esercita la natura sui viventi, ma vittima assieme a noi. Il nostro compito è tutelarci e tutelare gli alberi - come già gli animali - anche con quel (mi rendo conto, oramai romantico) senso di gratitudine che dovremmo loro, per il semplice dono di rendere vivibile all'uomo il nostro pianeta.

    Senza dilumgarmi oltre, penso che siano da censire, vagliare, curare, qualcuno sarà dunque da abbattere, ma molti giovani e sani vanno allevati e piantati, per poi non essere lasciati a sé stessi, ma accuditi nel tempo perché inseriti in spazi antropizzati e, dunque, anch'essi, coi loro doveri di convivenza.

    Ma potature e diagnosi varie spettano agli esperti e, ai cittadini, un po' più di studio, di gratitudine e, perché no?, di amore verso l'alterità, che a volte è più nostra di molti mostri che viviamo nelle nostre viscere e che possono prendere la forma di arboricidi inconsulti (che vedo che stanno già avvenendo) per prevenire la caduta di alberi sani che - come non sono caduti stavolta - non sarebbero caduti neanche oggi, domani o dopodomani. Ma qui si entrerebbe nel dominio della lungimiranza, che non è di quest'epoca. E io, diversamente da te, Isabella (che in realtà per questa diversità stimo) non ho alcuna fiducia nell'uomo visto nel suo insieme: pratico molto la solitudine (tra umani) e frequento di più gli alberi, e non li ho visti quasi mai capaci di tradimento e oltraggio.
    Forse nei loro confronti e della loro potenziale immortalità c'è un tacito senso d'invidia, da parte nostra, così irrazionali e mobili davanti alla loro immensa razionalità di esseri fedeli alle loro radici.

    Cari saluti e grazie della bella veridica riflessione.

    Paolo

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