Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

lunedì 2 aprile 2018

Guappo VS bellezza #Palermo pensieri

La facciata bianca del Duomo di Monreale spicca sulle pietre antichissime; è sul retro, invisibile a chi arriva dalla pianura, guarda le montagne e il paese da proteggere. Da quassù la grande città, là sotto, si mostra con le altezze disuguali dei palazzi, le grandi macchie verdi dei tanti parchi di Palermo, le gru del porto e il mare che si apre verso nord.
Chissà quante volte, nei secoli, frati, principi e pastori hanno scrutato l'orizzonte cercando di decifrare le navi in avvicinamento. La grande facciata d'angolo nasconde il chiostro dei padri Benedettini, uno scrigno di pace e bellezza assolute.
Oggi, interessati o distratti, assetati di cultura o sottostanti a una sorta di "obbligo" qui giungono turisti con ogni mezzo, ufficiale o meno, con licenza oppure no. Tutti sanno che non si può lasciare Palermo prima di essere stati quassù.
Seduta al tavolino di un bar ripenso ai mosaici stupefacenti, al Cristo pantocratore che sovrasta un catino mozzafiato,
alle colonne di pietra ricamata e al giardino del chiostro, cerco di immaginare il passeggiare lento e salmodiante dei monaci.
Il vento ribelle che soffia impenitente ci ricorda la natura, imperiosa, di queste lande fra monti di pascoli complessi e mare generoso e assassino.
Quel mare ha visto navigare fenici, greci, arabi, sconosciuti normanni, spagnoli e garibaldini, e poi gli americani, quando il Mediterraneo pareva l'ultimo lago di una guerra che non voleva finire mai.
Oggi altre imbarcazioni solcano queste onde, altra gente sbarca su queste rive e ancora non sappiamo che cosa lasceranno, che cosa noi lasceremo loro.
Gli americani portarono una nuova idea di libertà accompagnata da contraddizioni, se possibile, ancora più laceranti in una terra usa a digerire i dominatori più diversi, incantati da una natura ridondante, da colori e profumi che sono il risultato di millenni di storia.
Qui prevalgono i colori e i sentimenti accesi, qui le sfumature e le tinte pastello sono difficili da trovare. Eppure ci sono, tra le pieghe di Ballarò a due passi dalle vie eleganti, tra la processione in costume del Venerdì santo che si snoda tra masegni sconnessi e auto in sosta selvaggia e la stupefacente fontana della "Vergogna", lo street food che va tanto di moda e le rivisitazioni dotte del cibo tradizionale, vera quintessenza del sincretismo del gusto.
Arabi e normanni insieme, aiutati dalla sapienza bizantina, a pensarci bene avevano già messo le basi di una nuova Europa.
Dopo un po' che si gira Palermo a girare è la testa, con gli occhi pieni di architettura, pittura (perfino i fiamminghi, raccolti in una mirabile mostra a Palazzo Reale), carrozzelle con le cavalle adornate da cappellini che nemmeno Paperina e Apecar trasformate in originali taxi cittadini, mosaici, tombe dei grandi, parchi e teatri, mercati e umanità colorata (in tutti i sensi possibili).
Licei e università, suburbi, sale pubbliche che paiono ancora parte di un regno a sé stante, artisti di strada e superbi teatri. E alberi, enormi e
magnifici alberi. E vento, che soffia impertinente, ora dal mare e ora dalle valli interne.
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Non è facile giocare a pallone col vento che soffia e la piazza in pendenza, ma i ragazzini, si sa, riescono in avventure mirabolanti.
Godono, fra l'altro, della libertà che i bambini desiderano e penso che qui a Monreale c'è una comunità, intorno a loro, che li sorveglia, li protegge da noi, e noi da loro...
Una piccola acrobazia con i piedi per calciare la palla verso i compagni e una camicia a quadrettoni scozzesi rossi e neri si distingue tra le altre magliette.
Avrà sì e no dieci anni, un cappellino da baseball giallo gli copre la chioma nera come la pece, in una mano tiene un cellulare di ultima generazione che guarda distrattamente mentre comanda i piedi in azione, nell'altra porta con disinvoltura una sigaretta elettronica.
Ampie volute di fumo escono dalla sua bocca, ancora adatta allo zucchero filato.
Si guarda attorno soddisfatto: i suoi compagni di gioco pendono dalle sue labbra e dai suoi piedi; ce n'è uno, grassottello, che farebbe qualunque cosa per somigliargli, ce n'è un altro, più piccolo e giovane, attratto e intimorito.
Nessuno, fra gli adulti intorno, dice nulla. Poi, chissà da dove, sbuca un giovane uomo, uno che con tutta evidenza è già passato da quelle esperienze. Senza dire nulla il piccolo guappo si accoda al suo, diciamo così, maestro.
Noi rimaniamo di stucco a guardare la scena.
Ora il gioco del pallone non ha più senso, il vento soffia sempre, noi turisti ci avviamo verso la fermata dell'autobus.
Rimane il duomo, splendido, lì da secoli. Riuscirà a vegliare sul futuro di quel piccolo uomo perduto?
Chi vincerà, la bellezza o il disprezzo del mondo e di se stessi?


2 commenti:

  1. Vincerà la bellezza che sappiamo trasmettere a quei ragazzini, così giovani ma anche così "sperti" nonostante la loro tenera età.
    Vincerà la bellezza se sappiamo riconoscerla e raccontarla, trasmettendola a chi questa città non l'ha mai vista o la teme perché tutti la dicono pericolosa.
    Vincerà la bellezza se siamo noi i primi cittadini a sceglierla e praticarla. Perchè di questo si tratta: di una scelta ribelle rispetto allo stato delle cose.
    Continuiamo a raccontarla questa Palermo che si ribella, perché esiste e non si nasconde; a volte affanna, ma non si arrende.
    Le influenze culturali straniere la vestono di magnificenza, d'oro e di stupore; e non sono le uniche bellezze
    Forse sono diventata troppo "di parte": da coneglianese ho imparato ad amare questa terra quanto i nostri territori e ho scoperto che nonostante tutte le difficoltà che si incontrano rimanendo qui, vale la pena di amarla.

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  2. Sono d'accordo e grazie per il contributo.

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