Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

sabato 2 maggio 2015

Violenza

Stamattina due persone che conosco e stimo per motivi diversi hanno pubblicato in Facebook due post di opposto tenore riguardo ai fatti orribili accaduti ieri a Milano, ambedue di ovvia condanna per quanto accaduto.
Uno ha apostrofato i black bloc come "disgraziati fascisti", l'altro "comunisti infami".
Il primo sinceramente mi ha fatto un po' sorridere, ripensando a come, quand'ero una giovane comunista degli anni '70 (di quelli che sapevano esattamente cos'è un servizio d'ordine, ordine, appunto) fosse un'abitudine dare del fascista un po' a caso. Ho sorriso solo un po', però, e poi chiarirò il perché.
Al secondo vorrei ricordare che in questo Paese i comunisti sono stati quelli che più di altri hanno difeso democrazia e libertà, hanno impedito la distruzione dei monumenti e delle fabbriche da parte dei nazisti in ritirata, giusto per fare qualche esempio. I servizi d'ordine dei cortei erano organizzati appunto per evitare provocazioni e violenze, nelle grandi manifestazioni organizzate dalla sinistra la polizia non era quasi necessaria, se non per sorvegliare ulteriormente ed evitare che qualche criminale filo-terrorista o solo stupido approfittasse della situazione. Ricordo di aver saltato, cantato, corso tanto, nei cortei: a Milano ricordando magari Piazza Fontana (i cui morti non hanno ancora avuto giustizia), a Roma chiedendo pace e lavoro, senza pensare nemmeno per un attimo di poter avere paura.
A tutti e due però vorrei ricordare che ora sono trascorsi i decenni, che probabilmente i black bloc sono "solo" delinquenti globalizzati, non inquadrabili nelle categorie politiche del Novecento.
Confesso che mi dà molto fastidio vedere un mio concittadino che gira per la città con felpe e maglie inneggianti a Casa Pound, con scritte che invitano a "non pensare" in quanto divisivo: accettare che qualcun altro pensi al posto nostro vuol dire accettare un'idea di dittatura e di compiere azioni di qualunque tipo solo perché "sentite". Più o meno come bruciare un campo rom o dare fuoco a un barbone per strada. Ricordo a tanta demenza che nelle sedi del PNF mussoliniano c'era la scritta "Qui non si fa politica". La politica la faceva uno solo, povera Italia. 
Non credo però che i black bloc possano essere inquadrati nella categoria dei "fascisti".
Ancora più fastidio mi dà questa storia degli "antagonisti": antagonisti rispetto a cosa? A prescindere? Tutto questo manca di qualsiasi supporto teorico, cosa che, per chi conosce almeno un po' la sinistra sa essere impossibile. Oltre al fatto che vestirsi di nero non è propriamente da comunisti.
Il dramma è che questi criminali europei sono gli stessi che hanno devastato Roma e prima Genova, che lo stesso fanno ovunque ci sia visibilità mediatica, da Berlino a Madrid, somigliano molto ai delinquenti comuni che travestiti da tifosi hanno imbrattato Roma o che comunque tengono in scacco ogni città in cui ci sia una partita importante allo stadio.
La cosa grave, e qui davvero il Ministro degli Interni dovrebbe dare qualche spiegazione in più, è che costoro non vengono presi mai, che i poliziotti rimangono feriti e quelli scappano, che esistono troppo spesso due pesi e due misure (ricordo che i ragazzi che dormivano alla Diaz sono stati pestati a sangue e i black bloc che avevano messo a ferro e fuoco Genova se ne andarono indisturbati).
Ci sono persone che possono entrare negli stadi portando con sé fumogeni e bombe carta (a me prima di una partita fu tolto anche il tubetto di crema per le mani), simil-tifosi ubriachi che paiono orde barbariche, bande di criminali che annunciano il loro arrivo nelle città, ci arrivano, le devastano senza che nessuno li fermi prima.
Neo-fascisti e comunisti esistono (80 anni fa i primi incarceravano e torturavano i secondi, 45 anni fa la lotta politica a volte si trasformava in scontro fisico), i primi più evidenti soprattutto in certe occasioni, qui però siamo di fronte a qualcosa di molto più profondo e grave: tutto è spettacolo, alcune menti criminali che non hanno confini fanno presa su una serie di sprovveduti che immaginano, devastando ciò che non è loro e non hanno sudato per costruire, di conquistare, per dirla con Andy Warhol, un quarto d'ora di celebrità.
Ieri era il Primo Maggio, festa del lavoro: i lavoratori sanno cosa vuol dire sudare per costruire.

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