Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

venerdì 27 gennaio 2012

La vita offesa

"Mi hanno spogliata di tutto, completamente, di tutto di tutto di tutto. Con un vestitaccio addosso e due scarpe che non erano mai uguali, sono entrata nel campo, un inferno, in un mondo completamente nuovo".
"Eravamo nude, depilate, rapate, ridotte a non esser più delle donne, piacenti o appetibili. E questi SS che ci passavano vicino ci attraversavano con lo sguardo come se non esistessimo: fossimo state un branco di pecore o di mucche sarebbe stata la stessa cosa. La cosa mi ha umiliata profondamente".
"Quando entravi pensavi subito: come faccio quando ho le mestruazioni?. Questo è terribile perchè per almeno un mese le avevi - e naturalmente non avevi come ripararti - e anche questo voleva dire trovarsi di nuovo ridotta come una bestia. Le compagne più anziane ti dicevano: <Stai tranquilla che poi quest'altro mese non le avrai più> . All'uomo questo shock non succedeva, come non gli poteva capitare di arrivare già incinta nel campo. Molte donne erano entrate senza neppure sapere di essere incinte. Mi ricordo una volta che ho incontrato una francese, che continuava a cercare delle erbe, delle radici, le tirava fuori le ripuliva le mangiava. Diceva: <ah, per forza! Devo nutrirlo, dicono che la guerra finisce entro due mesi, devo farlo sopravvivere per quando tornerò in Francia>. E invece ne sono passati di mesi...
Tratto da "La vita offesa", storia e memoria dei Lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti. A cura di Anna Bravo e Daniele Jalla. Prefazione di Primo Levi. Franco Angeli, 1992

Nessun commento:

Posta un commento