Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

domenica 17 settembre 2017

A scuola senza fiabe


Come sempre capita, la prima volta che incontro una classe nuova si rende necessario fare conoscenza. Io mi presento e poi passo la parola a loro: in pochi minuti è facile comprendere, più o meno, di che pasta sono fatti i personaggi con cui avrò a che fare: c'è quello che fa il furbo, quello timido, quello che si capisce essere da tutt'altra parte con la testa, quello che dentro di sé sta già meditando come riuscire a fartela sotto il naso, quello diligente, il ragazzo in seria difficoltà.
Tutto questo, ovviamente, vale per maschi e femmine.
La prima media è una classe complessa: loro provengono da scuole diverse, stanno iniziando la nuova avventura prima di tutto conoscendosi fra loro, cercando di stabilire i rapporti, di comprendere simpatie e antipatie. Si tratta, faccenda assai complessa, anche di lasciare le vecchie amicizie per lanciarsi in avventure nuove, con tutti i rischi del caso. 
L'altra mattina la prima ora è trascorsa anche con qualche sorriso, cercando di indagare sui loro gusti, su ciò che fino adesso hanno compreso del mondo della scuola, delle aspettative. Abbiamo parlato a lungo di letteratura, di ciò che leggono, di come leggono (a parte quello che preferisce i film a "guardare" i libri), di cosa vuol dire scrivere un libro o la sceneggiatura di un film...
Interessante, appagante anche, stimolante, a parte un particolare che mi ha lasciata a bocca aperta:
nessuno, dico nessuno di loro ha mai ascoltato una fiaba, una storia della buonanotte raccontata dalla voce dei loro genitori.
Ho pensato subito che si sono persi qualcosa di prezioso e che non potrà mai più tornare, che non hanno sentito una voce cara che raccontava, si emozionava con loro, li rassicurava o rideva a crepapelle insieme.
Un gap di emozioni, che qualcuno è riuscito a recuperare magari da solo, come quella ragazzina che mi ha detto che non le piacciono i film di Harry Potter, perché tagliano sempre le scene più belle: lei preferisce il libro proprio perché non ha le immagini e se le può costruire da sola nella fantasia.
Vorrà dire che insieme a pronomi, verbi e aggettivi leggeremo insieme un po' di fiabe, di racconti: chissà che le emozioni affiorino e non costruiamo insieme qualche nuovo racconto.
Sulla mancanza in famiglia non posso fare più nulla, se non raccomandare a chi mi legge, se ha figli piccoli, di leggere loro ogni sera una fiaba: un modo fantastico (appunto) di costruire un mondo parallelo comune, di vedere gli occhi stupiti dei bambini, di creare un legame per sempre, di invogliarli a leggere, dopo, solo per sé, per usare la cosa più bella, la fantasia.


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